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1 SOCIOLOGIA GENERALE Modulo I LA TEORIA SOCIOLOGICA DAI CLASSICI AL PENSIERO CONTEMPORANEO LA NASCITA DELLA SOCIOLOGIA CHE COS’E’ LA SOCIOLOGIA? Sapere sociologico comune è il patrimonio di conoscenze che ognuno utilizza per orientarsi nella vita sociale. Limiti: circoscritto nel tempo, quindi relativo alla nostra esperienza di vita; influenzabile rispetto al “sentito dire”; non può crescere in maniera strutturata, non ha un metodo scientifico (come una scienza). La sociologia, come scienza sociale, attraverso i suoi strumenti, supera i limiti della sociologia di senso comune, formulando interrogativi sulla base di una riflessione teorica sedimentata e cercando risposte a questi interrogativi sulla base di informazioni raccolte sistematicamente. I CONFINI DELLA SOCIOLOGIA La sociologia non è l’unica scienza che si occupa della società. Le altre scienze che studiano la società sono, soprattutto, l’antropologia, la scienza demografica e l’economia. Quali sono i confini della sociologia rispetto alle altre scienze della società? A questo interrogativo si è cercato di dare risposta in modi diversi: 1) Soluzione gerarchica (Auguste Comte, 1798-1857) – La sociologia come la “regina” delle scienze. in quanto ultima arrivata è la scienza che racchiude tutte le altre. 2) Soluzione residuale (1970, Runciman) – La sociologia deve occuparsi di tutto quanto non è, o non ancora, oggetto di un’altra scienza sociale specializzata. 3) Soluzione analitica o formale (Simmel, 1858-1918) – La sociologia come prospettiva analitica che dall’infinita varietà dei fenomeni sociali, oggetto delle singole discipline, isola le forme di associazione tra gli individui, dissociandole dal loro contenuto particolare. IL CONTESTO IN CUI NASCE LA SOCIOLOGIA La nascita della sociologia si inquadra all’interno di un processo che porterà all’avvento della modernità e che è stato accompagnato da tre grandi “rivoluzioni”: la rivoluzione scientifica; la rivoluzione industriale e la rivoluzione francese. La rivoluzione scientifica A partire dal XVII secolo si assiste: - Ad uno spettacolare sviluppo delle scienze della natura - All’applicazione del metodo sperimentale, fondato sull’osservazione dei “fatti”, ad ambiti di indagine sempre più vasti - A un insieme di scoperte, che gettano nuova luce sui “segreti” della natura. Ci si chiede se questa scientificità non possa anche essere applicata alle scienze che riguardano la società e le relazioni sociali.
2 La rivoluzione sociale/industriale In Inghilterra, verso la fine del XVIII secolo, prende avvio una trasformazione radicale dei processi produttivi che comporta profonde innovazioni a livello sociale, economico e tecnologico e che ridefinisce la società. C’è uno spostamento di una grande massa di persone dalla campagna alle città con la conseguente nascita di nuove relazioni, di nuovi sistemi d’interazione tra gli individui. La sociologia nasce come necessità di comprendere quelle profonde e ambivalenti trasformazioni, che delineavano quella che sarà la società moderna. La rivoluzione francese In Francia, verso la fine del XVIII secolo, si assiste simbolicamente alla fine di un’epoca e di un ordinamento politico fondato sul principio dinastico e il potere assoluto. Lo scettro passa dalle mani del re a quelle del popolo e si affermano i valori di uguaglianza e libertà. LA NASCITA DELLO STATO MODERNO Tra il XVI e il XIX secolo le società occidentali sono oggetto di un processo di trasformazione, che investe la sfera: economica; politica e culturale. La sociologia è fortemente legata alla creazione dello Stato Moderno. Le 3 rivoluzioni non nascono dal nulla, ma sono la naturale conseguenza di profondi cambiamenti che riguardano 3 sfere: ❖ LA SFERA ECONOMICA Una delle condizioni che ha determinato la nascita dello Stato Moderno è, sicuramente, una profonda trasformazione dell’economia dei paesi, soprattutto europei: Trasformazioni economiche che riguardano, soprattutto, 3 aspetti: a) Agricoltura. Si passa dai grandi latifondi (nei quali lavoravano braccianti o schiavi) ai capitalisti agrari che, spinti dalla maggiore richiesta di beni, chiudono i terreni e li fanno diventare più produttivi b) Artigianato. Si ha il passaggio dalle corporazioni (che non entravano in competizione tra loro e che controllavano la produzione non eccessiva degli artigiani) alla nascita della concorrenza cercando di accaparrarsi ordini più numerosi possibili. Anche questa trasformazione è dovuta all’aumento della domanda di beni. c) Attività mercantile. Si sviluppa (soprattutto in Italia), l’attività mercantile con la crescita di poli mercantili. S’introduce il lavoro a domicilio (ad. es. per produrre tessuto) che poi si trasformerà in una vera e propria industria manifatturiera. ❖ LA SFERA POLITICA Un'altra sfera che, con i suoi cambiamenti, ha determinato la nascita dello Stato Moderno: Nel 1648 con il Trattato di Vestfalia (che metteva fine alla guerra dei 30 anni), si definisce il concetto di Stato Moderno. Si passa dallo Stato Feudale allo Stato Moderno (Assoluto) con la definizione di 4 monopoli: • Monopolio militare. Si passa da eserciti messi insieme da singoli signori per difendere i propri feudi, ad un esercito stipendiato dallo Stato per difenderne i confini. • Monopolio fiscale. I contributi dei singoli cittadini convergono all’interno della gestione della macchina statale. • Monopolio monetario. Vi è la coniazione di una moneta unica e la sua circolazione all’interno dello Stato • Monopolio dell’amministrazione della giustizia. Ogni cittadino delega lo Stato a gestire la pace sociale, mettendo fine a guerre tra clan, scontri tra signori, regolamenti di conti personali
3 ❖ LA SFERA CULTURALE - Individualismo L’avvento della società moderna pone il riconoscimento della libertà di autorealizzazione dell’individuo come valore dominante. I valori di uguaglianza e libertà sono alla base dell’affermazione del valore dell’individuo. - Razionalismo Con l’avvento della società moderna la ragione (e la razionalità) diventano valori sociali dominanti. La società non si definisce più da elementi esterni ad essi (la fede, Dio, dinastia ecc.) ma dagli individui e le loro relazioni. L’individuo non è più definito per ciò che è a partire dalla sua nascita, ma per ciò che fa. L’elemento che determina questo cambiamento è la nascita del Razionalismo (che esalta il valore della ragione) e dell’Individualismo. I PARADIGMI DELLA SOCIOLOGIA Vi sono alcuni temi “forti” che attraversano la storia della disciplina e restano tuttora al centro della riflessione sociologica. Su tali temi sono costruite formulazioni diverse, che si sono poi consolidate in veri e propri paradigmi, che definiscono il modo di vedere della società, tra i quali: • Paradigma dell’ordine • Paradigma del conflitto • Paradigma della struttura • Paradigma dell’azione IL PARADIGMA DELL’ORDINE Racchiude una serie di pensatori (sociologi che possono essere ricondotti a questo paradigma), molti dei quali sono i precursori (che hanno definito i primi passi) della scienza sociale. In un momento di grandi trasformazioni, che hanno messo fine alla tradizione e alla sua sacralità, questi pensatori si sono chiesti: cosa tiene insieme la società in un’epoca in cui enormi trasformazioni economiche, sociali e culturali hanno infranto la credenza nella sacralità della tradizione? Tomas Hobbes (1582-1679) – Gli uomini si sottopongono all’autorità coercitiva dello stato. Cioè ciò che pone ordine alla società è la capacità che gli individui hanno di sottoporsi all’autorità coercitiva dello Stato. Gli individui rinunciano ad una parte della loro autonomia (ed egoismo) e accettano il fatto che sia lo Stato ad operare un’autorità coercitiva necessaria per vivere insieme. Adam Smith (1723-1790) – Il mercato è l’elemento connettivo che tiene insieme gli individui e i gruppi. Herbert Spencer (1820-1903) e Auguste Comte (1798-1857) – La società è un organismo le cui parti sono connesse tra loto da una rete di relazioni di interdipendenza. Una relazione dinamica (e non statica) e in continuo cambiamento. Georg Simmel (1858-1918) – l’elemento che dà ordine è la differenziazione sociale. La differenziazione sociale produce individuazione ed eterogeneità, ma anche interdipendenza, tra gli individui. Più la società è differenziata e complessa e più un individuo ha bisogno dell’altro. Emile Durkheim (1858-1917) – Per comprendere cosa tiene insieme la società occorre individuare la profonda connessione tra forme di divisione del lavoro e forme di solidarietà. Ferdinand Tonnies (1855-1936) – Evidenzia e differenzia due condizioni: la comunità è organica ed è fondata su rapporti di intimità, condivisione e in cui gli individui si sentono uniti gli uni agli
4 altri. La società è ed è meccanica fondata sui rapporti di scambio che mette in relazione non gli individui nella loro totalità, ma soltanto le loro prestazioni. IL PARADIGMA DEL CONFLITTO Karl Marx – In ogni società i rapporti sociali fondamentali sono quelli che si instaurano nella sfera della produzione e distribuzione dei beni e servizi che servono alla società stessa per funzionare e riprodursi. Questi rapporti sono determinati dalle classi sociali che, nelle varie fasi della storia, confliggono tra loro perché hanno interessi opposti. Il conflitto di classe è la grande forza della storia, il motore del mutamento sociale. Max Weber (1864-1920) – Il conflitto non si riduce alla lotta di classe. La sfera economica non è l’unica nella quale si manifesta il conflitto. Accanto a essa si collocano le sfere della politica, del diritto, della religione. Le varie sfere non sono isolate l’una dall’altra, ma reciprocamente connesse. IL PARADIGMA DELLA STRUTTURA Questo paradigma si basa su una visione olistica del sociale. Per spiegare i comportamenti umani, bisogna ricondurli a coordinate sociali più ampie, nelle quali si manifestano. Emile Durkheim – La società viene prima degli individui. I fatti sociali possono essere spiegati solo da altri fatti sociali, non si può partire dal comportamento degli individui, dalle loro motivazioni e dalla loro personalità, per arrivare alla società. Per Durkheim, i fatti sociali che determinano o che costituiscono la società, nella sua dinamicità, non possono essere spiegati a partire dai comportamenti individuali, ma devono essere necessariamente collegati alla società nel suo insieme. IL PARADIGMA DELL’AZIONE Questo paradigma è basato sull’individualismo metodologico: i fenomeni Macroscopici devono essere ricondotti alle loro cause microscopiche (le azioni individuali). M. Weber. – Sottolinea l’importanza degli atteggiamenti individuali per spiegare i fenomeni sociali nel loro insieme. Per spiegare i fenomeni sociali è sempre necessario ricondurli ad atteggiamenti, credenze e comportamenti individuali. A differenza del paradigma della struttura, al paradigma dell’azione possono essere ricondotte tutte quelle teorie, che invece di mettere al centro i fenomeni macrosociologici, mettono al centro le azioni individuali CONCLUSIONI
5 I CLASSICI DELLA SOCIOLOGIA AUGUSTE COMTE (1798-1857) ... La sociologia nasce come disciplina scientifica per spiegare la società in modo razionale, abbandonando le interpretazioni di tipo teologico e metafisico. Una grossa fetta di merito, va data, riguardo all’inizio di quel processo che porterà dei criteri scientifici nella sociologia, ad A. Comte. È il primo sociologo propriamente detto. È il primo che utilizza la parola “sociologia” fondendo insieme due idiomi: il latino “socius” (stare insieme) e il greco “logos” (studio), quindi lo studio dell’appartenenza. Da matematico, Comte ha voluto che la sociologia fosse delineata nei suoi tratti essenziali, che diventasse una scienza sintetica (che si occupasse dell’insieme della società nel suo complesso). Come la biologia, studia i fenomeni del suo insieme, considerando gli aspetti statici e gli aspetti dinamici, così la sociologia, vista come organismo, deve conoscere la società sia come ordine (aspetto statico) che come progresso (aspetto dinamico). Quindi, la sociologia di Comte si concentra sulla necessità di definire una scienza sintetica e la necessità di definirla a partire dal concetto di ordine e di progresso, cioè di staticità e di dinamicità della società stessa. Comte studia la società considerando i due aspetti. ... E IL POSITIVISMO Lo studio dell’aspetto dinamico avviene i base a due leggi: 1. LA LEGGE DEI TRE STADI della storia dell’umanità. Riguarda la dimensione intellettuale dello sviluppo umano. Sono i 3 livelli attraverso cui la società si è evoluta nel corso del tempo: I. Stadio teologico (o infantile). Lo spirito umano non riesce a spiegare i fenomeni naturali e sociali se non attraverso forze o entità soprannaturali antropomorfiche di natura religiosa. Domina la figura intellettuale del sacerdote. La facoltà umana più utilizzata è l’immaginazione. L’organizzazione politica e sociale è costituita dal papato e dalla casta militare. Stadio caratteristico del Medioevo Europeo. II. Stadio metafisico (o astratto). Si fa riferimento alle forze astratte della natura. L’ordine sociale non è più considerato di origine divina, ma come fatto naturale (non controllabile). La facoltà umana più utilizzata è la ragione. L’organizzazione politica e sociale è costituita dalla libertà di coscienza e dalla sovranità popolare. Stadio caratteristico del Rinascimento e dell’Illuminismo. III. Stadio positivo (o scientifico). Stadio finale. Gli uomini trovano la spiegazione dei fatti sociali attraverso delle leggi scientifiche che si occupano delle loro relazioni stabili (e non della loro origine). La facoltà umana più utilizzata è la razionalità scientifica. L’organizzazione politica e sociale è costituita dalla società industriale. Per Comte, ad ogni stadio, ci sono dei valori che caratterizzano la natura dell’uomo: STADIO TEOLOGICO. Natura dell’uomo: il sentimento STADIO METAFISICO. Natura dell’uomo: attività STADIO POSITIVO. Natura dell’uomo: intelligenza 2. LA LEGGE DEL RAPPORTO tra l’insieme delle esigenze materiali e l’azione volta a soddisfarle. Riguarda la dimensione pratica dello sviluppo umano. Si articola attorno a 3 valori: I. Conquista II. Difesa III. Lavoro