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Nội dung text Riassunto con integrazione Berruto_Grazia Tomassoni.pdf

1 1 SOCIOLINGUISTICA: Branca della linguistica che si occupa della correlazione tra lingua e società e quindi dei fatti e dei valori sociali connessi alla lingua e ai suoi usi. La sottodisciplina delle scienze linguistiche che si pone il compito di descrivere e chiarire che cosa succede alle lingue e alle loro strutture quando le vediamo concretamente calate nelle comunità sociali che le usano. Noi distinguiamo: - LINGUAGGIO: Facoltà universale della mente umana, innata o innatizzata nel corso dell’evoluzione - LINGUA: realizzazione storica particolare e determinata della facoltà universale Se le lingue romanze distinguono la lingua dal linguaggio, le lingue romanze non lo fanno, mostrando un termine per entrambi i concetti. LINGUA: qualunque manifestazione della facoltà umana del linguaggio verbale calata in un contesto socio-storico reale. DIALETTO: una lingua socialmente bassa (Berruto diceva: la lingua è un dialetto che ha fatto carriera). La differenza tra lingua e dialetto è di natura sociale, ovvero riguarda la comunità dei parlanti, non la struttura linguistica. La storia della lingua italiana lo dimostra: - Prima fase: latino vs dialetto. Tutti i dialetti italiani sono sullo stesso piano - Seconda fase: si comincia a scrivere anche in volgare ed alcuni dialetti (toscano e siciliano, ma anche veneziano) hanno più successo di altri - Terza fase: si seleziona il fiorentino come varietà standard e poi come lingua nazionale. Gli altri restano dialetti. COMUNITA’ LINGUISTICA: insieme di parlanti che condividono determinati aspetti della lingua. Comunità sociale che condivide caratteristiche linguistiche. Possiamo definire in termini oggettivi considerando come membri di una comunità linguistica tutti colori i quali parlano una stessa lingua materna entro i confini di un paese, o in termini soggettivi, basata su atteggiamenti linguistici, riconducibile a Labov secondo cui costituiscono una comunità linguistica i parlanti che condividono una serie di atteggiamenti sociali nei confronti della lingua. Lo stesso Labov ha poi precisato dicendo che una comunità linguistica sarebbe caratterizzata dalla partecipazione a un insieme di norme condivise, che si manifestano in tipi di comportamento valutativo nei confronti della lingua e in schemi di variazione uniformi comuni a parlanti.
2 2 REPERTORIO LINGUISTICO: insieme delle lingue e varietà di lingue esistenti presso una comunità parlante e da questa usate. Insieme delle risorse linguistiche possedute dai membri di una comunità linguistica. Esiste una differenza tra Registro o Varietà Alta (varianti e usi di prestigio, formali, colti, standard, tipici di situazioni socialmente impegnative, pubbliche e codificate) e Registro o Varietà Bassa (varianti e usi non dotati di prestigio, poco accurati, legati a situazioni non impegnative, poco valutate socialmente). Questa opposizione è di carattere graduale, usi e varianti si possono valutare come collocati su una scala che ha alto e basso come poli. Tale scale ha tipicamente il carattere di un continuum. SOCIOLETTI: Varietà linguistiche che sono espressione di gruppo sociali, il comportamento linguistico di un gruppo varia a seconda che ci si trovi nel gruppo di appartenenza o con persone esterne al gruppo (we code/they code). ETNOLETTI: Variabile di un determinato gruppo etnico in seguito a migrazioni LANGUAGE CROSSING (sconfinamento linguistico): utilizzo da parte di un parlante di una varietà che non è parte abituale del suo repertorio (ad esempio, imitazione di una variante geografica diversa dalla propria, ma anche utilizzo di un linguaggio settoriale che non è stato sufficientemente acquisito). Si tratta di una scelta linguistica esprimente un’identità inattesa e marcata, che valica confini sociali e etnici, in quanto parlanti che non fanno parte di un determinato gruppo adottano un modo di esprimersi associato a quel particolare gruppo. (es. nel linguaggio giovanile quando un giovane milanese vuole imitare la pronuncia di un parlante napoletano a scopo derisorio). GERGO: linguaggio fondato su trasformazioni convenzionali di parole di una lingua/dialetto, con inserzioni di elementi lessicali esotici o di nuovo conio, usato da chi appartiene a determinati gruppi professionali/sociali allo scopo di garantire unità di gruppo, spesso con l’intento di non farsi comprendere da chi non vi appartiene. (es. gergo dei girovaghi, malviventi, carcerati, appartenenti a sette religiose, gergo di alcuni mestieri). LINGUAGGI SETTORIALI: sono linguaggi usati in determinati contesti, ricchi di terminologia specifica, usati in determinati ambiti o da categorie sociali particolari: linguaggio della politica, del mondo informatico, fino ad arrivare alla varietà gergale giovanile. GENERAZIONI A TEMPO APPARENTE: Quando negli studi di variante e mutamento linguistico si esamina il comportamento in sincronia delle diverse fasce generazionali come in un certo modo equivalente all’evoluzione lungo l’asse del tempo, in diacronia (tempo reale) del fenomeno studiato.
3 3 GRUPPO DEI PARI: coetanei che condividono abitudini e atteggiamenti, partecipano a tipi di frequentazioni e attività comuni e hanno la stessa o analoga posizione in una struttura sociale. La nozione è prevalentemente usata in relazione agli adolescenti. Labov ha dimostrato come, in situazioni urbane e rurali, nell’acquisizione di particolarità di pronuncia, negli USA, l’influenza dei compagni domina quella dei genitori in una larga varietà di circosanze. PARLANTE NATIVO: chi ha imparato tale lingua come lingua prima, nella socializzazione primaria, dai genitori e dalle persone che ol accudiscono nei primi anni di vita e la sente e la adopera come lingua materna. Nella sociolinguistica anglosassone, la varietà di lingua non standardizzata e spontanea usata dai parlanti nativi, in particolare nelle interazioni in-group è detta vernacular. Ai parlanti nativi si contrappongono i parlanti non nativi, che hanno appreso la lingua come lingua seconda, dopo il periodo della socializzazione primaria e sono in essa meno competenti che non i parlanti nativi VARIETA’ DI APPRENDIMENTO: Varietà di lingua di un parlante non nativo LINGUA FRANCA: lingua che si cerca di utilizzare per scambi occasionali tra parlanti lingue diverse. Si parla anche di lingua veicolare (es. di lingua franca: il sanscrito lingua della religione induista; l’arabo lingua dell’islamismo; il francese, lingua della cultura in Europa nel 700). CODE SWITCHING: commutazione di codice, passaggio da una lingua ad un’altra, anche se in maniera semplificata ed imperfetta ACCOMODAMENTO: Processo mediante il quale i partecipanti a un’interazione verbale adottano vari aspetti della loro produzione linguistica (pronuncia, lessico, strutture sintattiche) modificandoli sotto l’influenza del modo di parlare degli interlocutori. Si manifesta spesso come convergenza: il parlante cerca di contrattare le forme linguistiche utilizzate durante la conversazione e le modula sulle competenze dell’ascoltatore. Tratti specifici dell’accomodamento, ad esempio: - Aumento del volume della voce come reazione alla mancata comprensione - Talking down: passaggio dalla forma di cortesia alla seconda persona, fenomeno frequente nelle varietà di italiano usate con gli stranieri - Neologismi internazionalistici Può assumere anche una connotazione di divergenza quando il parlante vuole evidenziare una distanza del proprio stile verbale con l’interlocutore. Il parlato alloglotto si può considerare una varietà di apprendimento imperfetto.
4 4 INTERLINGUA: varietà di lingua sviluppate da parlanti non nativi, che risulta dall’interferenza tra una L1 e una L2, solitamente semplificata rispetto alla L2. VARIAZIONE SOCIOLINGUISTICA: VARIAZIONE LINGUISTICA CON SIGNIFICATO SOCIALE WILLIAM LABOV e MARTHA’S VINEYARD Nel 1962 il linguista William Labov pubblica un articolo dal titolo The social motivation of Language change. Punto di partenza dell’analisi è la definizione di fonema. Secondo William Jones, fine ottocento, il fonema indica una serie di allofoni simili, ossia l’insieme delle forme variabile (in parole semplici, insieme di tutte le pronunce di quella cosa con lo stesso valore). Trubeckoj, strutturalista, del Circolo di Praga, obietta, perché i fonemi sono mentali ed astratti, stanno nella LANGUE. Egli afferma che la definizione di Jones è inaccettabile e afferma: - Il fonema è l’insieme dei soli tratti distintivi richiesti da un’immagine acustica, è l’invariante sotteso alla variazione di tutte le realizzazioni concrete; - Solo i tratti distintivi stanno nella LANGUE, i tratti ridondanti stanno fuori dal sistema, nella Parole e non sono pertinenti per comprendere il funzionamento del linguaggio, perché sono in variazione libera Jakobson, critica Trubeckoj e dice: i tratti contenuti nel codice sono: - Distintivi (ad esempio la sonorità) - Ridondanti (ad esempio lassità/tensione) - Configurativi (varianti combinatorie) - Culminativi e demarcativi (dipendono dalla posizione dei fonemi) - Espressivi (enfasi) Se Trubeckoj dice che i tratti ridondanti non ci dicono niente del funzionamento della lingua, Jakobson dice che i tratti ridondanti hanno delle funzioni, sono importanti. Per lui i tratti stanno tutti nel codice, nella Langue perché: - Interagiscono nel contatto linguistico - Si modificano nel tempo - Si manifestano in condizioni di comunicazione disturbata
5 5 Nel bisbiglio, ad esempio, non c’è sonorità (le corde vocali sono chiuse e non vibrano). A vibrare sono le aritenoidi, muscoletti posti in fondo alle corde vocali, che fanno comunque percepire la realizzazione di suoni sordi o sonori: ho utilizzato un tratto ridondante, ma con una capacità anche minimamente articolatoria (lenità/tensione). Possiamo pertanto dire che i tratti articolatori aiutano la distinzione. La linguistica storica dell’800 ipotizzava la sostituzione immediata e categorica della forma originale da parte della forma innovativa da parte di tutti i membri della comunità dei parlanti. Martinet, strutturalista europeo, supera questa concezione pur restando legato alla ricerca delle cause interne, strutturali del mutamento. Bloomfield, strutturalista americano, sosteneva che non si può osservare direttamente il mutamento, perché esiste come un salto tra vecchia e nuova forma. Weinreich nel 1959 critica l’impostazione classica strutturalista sul tema del mutamento. Gauchat dice che nessun mutamento si realizza in uno spazio sociale vuoto: non si può comprendere lo sviluppo di un mutamento al di fuori della vita sociale della comunità al cui interno esso si realizza. Gli studi di LABOV si muovono tra gli studi sul fonema e quelli sul mutamento. Egli decide di analizzare e studiare l’inglese di MARTHA’S VINEYARD, isola del Massachussets a 100 km da Boston, meta di villeggiatura prediletta dagli abitanti limitrofi, composta da circa 6000 abitanti. Tali abitanti sono in parte discendenti inglesi (60%), in parte portoghesi (20%), in parte indiani nativi (15%). Nell’isola, in estata, grazie al turismo, la popolazione raggiunge le 42.000 persone. Prendendo come riferimento il LANE (Linguistic Atlas Northern-American English), l’inglese di Martha’s Vineyard è fortemente conservativo, per relitti lessicali e forme di pronuncia. Il linguista italiano Matteo Bartoli, secondo il Principio delle Aree Marginali, dice che le aree marginali conservano le forme più antiche di lingue. Per studiare l’inglese dell’isola, Labov procede in questo senso: - Seleziona una variabile (nel nostro caso la centralizzazione dei dittonghi “au” di out e doubt, e “ai” di twice e like, dove si realizza una variante libera verso la “e” che è evidente per il linguista ma inconsapevole per il parlante Labov sceglie proprio questi dittonghi perché hanno una grande libertà strutturale, dal punto di vista della pronuncia hanno una grande area di dispersione, perché non

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