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LETTERATURE COMPARATE. Sbobinatura video lezioni di Valeria Leonetti. Lezione 1. Auden e il tedesco mozartiano. Hegel legge Kant. La comparazione tra le letterature può fornirci notizie più certe sul senso stesso dello scrivere e del leggere; la comparazione tra culture non è una cosa recente ma esiste sin dalla cultura alessandrina. E’ però solo nella modernità che parliamo di letterature comparate perché queste comparano storicamente le letterature secondo una nuova idea di mondo: la Weltliteratur (letteratura mondiale) di Goethe (fine ‘700) stabilisce che la letteratura deve essere mondiale. La comparazione, che è dunque un principio illuministico, è un paradigma di modificazione: comparare vuol dire fare altro, modificare partendo da un paragone; x cui la comparazione è sia trasmissione dei valori e dei saperi letterari, sia innovazione di questi valori. Uno dei maggiori poeti del ‘900, l’inglese Wystan Auden, è sicuramente uno dei massimi esempi di comparazione: egli si ritrova a tradurre “Il flauto magico” di Mozart dal tedesco all’inglese, e quindi a dover paragonare, modificando il senso, due lingue, provando a trovare un preciso senso e valore della poesia e della letteratura. Auden si ritrova a tradurre un testo musicale, per cui da poeta deve tradurre un testo di musica: Tamino si ritrova davanti ad una porta che vuole aprire con la magia e sente una voce che gli dice “zuruck!” ovvero “indietro”. Parola che in tedesco ha una sfumatura, in inglese (go back) un effetto, in italiano ancora un altro; rendendosi conto dell’effetto differente che go back, nonostante fosse la traduzione più vicina a zuruck, forniva rispetto all’originario termine tedesco perché troppo prosastica, meno “magico”, decide di tradurre zuruck con beware. Un po’ come in italiano il prosastico “stop” e “fermati”. La traduzione tra due lingue dunque può essere anche estremamente precisa ma potrebbe non fornire la stessa sfumatura, la stessa idea. Questo accade in italiano soprattutto per parole auliche, difficili da tradurre nelle altre lingue (vedi “meriggiare” di Montale); probabilmente per capire davvero un testo, questo andrebbe letto nella lingua originale, ma conoscere tutte le lingue è una capacità praticamente impossibile. La letteratura comparata fa questo: è frustante perché nulla si può comparare perfettamente con altro perché tutto, così come le persone tra loro, è diverso. Però c’è sempre qlcs che rende la letteratura capace di creatività e quindi di adeguarsi. Stesso discorso potrebbe applicarsi alla distinzione tra letteratura e filosofia: Platone era solo filosofo o anche letterato? I testi di filosofia non sono d’altronde anche testi letterari? C’è sempre una intermedialità tra i generi: un romanzo, una poesia, un saggio non possono essere inquadrati precisamente solo in un unico genere. I generi sono stati distinti per motivi formali (metrica), pratici. Lo stesso è accaduto con Auden: egli si pone un problema poetico per un testo musicale. Stesso esempio riconducibile ad Hegel che ha modificato il concetto di etica del mondo greco e sulla morale. Hegel scrisse la “Fenomenologia dello spirito” nel 1806- 07 mentre Kant scrisse i suoi capolavori (Critica della ragione pura) nel 1780-90. Sul
problema della morale, Kant stabilisce una differenza tra pubblico e privato: egli sostiene che la morale, che altro non è che la scelta tra bene e male, è una scelta individuale. Anzi noi umani siamo tendenzialmente portati a fare del male (senza volerlo) perché in fondo non accettiamo la complessità del bene perché questo richiede una scelta, uno sforzo mentre il male è un gesto di inerzia, di pigrizia. Quindi se il bene richiede uno sforzo, è chiaro che la morale spetta solo all’interiorità dell’uomo, allo spazio privato, individuale: ho una morale solo se lo voglio e mi applico ed è inoltre più facile applicarlo a noi stessi (rinuncio al dolce) piuttosto che agli altri. A livello pubblico invece la morale può essere regolata solo con la legge, il diritto, che è il collante della società. Legge che per Kant corrisponde alla tragedia, alla frustrazione: la legge fa bene per il pubblico ma non comprende il cuore, la tradizione, la morale. Ad es. è vietato pescare i ricci o mangiare pesce crudo ma mangiarli fa parte della concezione di numerose regioni del sud. Cosa fare dunque? Hegel, successivo a Kant, suggerisce una soluzione rifacendosi ai greci: morale e diritto richiedono in realtà un terzo punto, l’etica. L’etica è ciò che permette alla morale di essere interiore, privata in quanto necessità di diritto di essere pubblica; è l’incontro tra morale e diritto dunque non è una cosa in più ma un elemento che unisce, mostrando come la morale del privato sia importante in quanto necessaria per la presenza del diritto. La morale vuole il diritto e l’io vuole il noi ed il noi ha bisogno dell’io e questa è la sfera dell’etica (tesi, antitesi, sintesi). Per cui anche nella letteratura filosofica l’incontro, la comparazione tra culture può fornirci ottimi esempi: quando Hegel per dire etica usa il termine “sittlichkeit” egli si rifà in realtà al termine greco “ethos” (etica) che non significa etica ma “il posto giusto in cui vivere”. Dunque se da ethos Hegel è giunto a sittlichkeit, significa che già i greci giustificavano il fatto che morale e diritto rientrassero in quel posto da vivere ed Hegel, intuendo ciò, supera la tragedia di Kant. In un’ulteriore nota poi Hegel chiarisce che sitt- viene da sitzen (sich setzen) = sedersi dunque stare seduto nel posto giusto vuol dire stare seduti nella propria dimora; x cui l’etica è stare seduti nel posto giusto, dove si sta bene, nella propria casa. L’etica è un principio di gioia xkè tu abiti lo spazio in cui stai bene, che ti appartiene. Le nostre lingue sono indoeuropee e risalgono al sanscrito; considerando la parola “ospitalità” questa ha un senso di reciprocità: ti ospito come fosse casa tua e tu la rispetti come fosse tua. In sanscrito l’ospite è “colui che apre la porta” mentre il servo è “colui che la chiude”, x cui l’ospitalità è tenere aperte le porte mentre la servitù è tenere chiuse le porte, è la paura. Tornando a Kant, che distingueva pubblico e privato, se la casa è il luogo in cui sto ed apro la porta ad altri ospiti, la casa diventa un luogo dell’incontro aperto e non puo’ essere vissuta da soli. Per cui la sfera dell’etica è il luogo in cui la morale del privato ed il diritto del pubblico trovano senso. Il pensiero di Kant si sviluppa in un contesto luterano protestante (i tuoi conti con Dio te li fai in privato) ed Hegel trova la soluzione a Kant rifacendosi al paganesimo greco; la sua modificazione è un divenire spirituale, le parole delle altre lingue ci devono permettere di vedere la realtà in un modo nuovo. Hegel pertanto assume il concetto dai greci, rende questa parola un incontro tra pubblico e privato e, guardando alla cultura pagana, dà una soluzione nuova alla tragedia mistico-luterana
di Kant. Ritorno al paganesimo che si vedrà anche in Schopenhauer e Nietzsche, per cui si spiega il divenire storico come divenire spirituale. La comparativistica non è solo un esercizio di comparazione tra due termini ma scoprire, quando due lingue si incontrano, la novità, la differenza. Lezione 2. Lettura moderna di Ibico. La comparazione non è l’unione di due cose diverse ma è la modificazione del senso, è trasmissione ed innovazione. La letteratura è libertà dell’espressione al di là delle lingue, per cui la letteratura comparata è un esercizio continuo. Una traduzione letterale è banale xkè è un tentativo di calco, è la traduzione più vicina al testo, seguendo parola x parola mentre, la traduzione “bella”, è un esercizio di modificazione. Ibico è un poeta greco (d’amore) del VI° sec. a. C. e viene tradotto da Pietro Tripodo. Traduzione letterale. Amore di nuovo sotto le oscure palpebre un languido sguardo (davanti) agli occhi con ogni genere di incanti verso le sconfinate reti di Cipride mi colpisce. Certo, tremo colui che sopraggiunge, come un cavallo aggiogato, vincitore di premi, vicino alla vecchiaia controvoglia con carri veloci scendeva in gara. Traduzione di Tripodo. Amore di lusinghe infinite volgendo fra le ciglia da fiordaliso ancora in me struggenti sguardi, armi a Venere, dentro cieche dimore mi spinge. Di questo tremo a lui dinanzi, e viene come un destriero ai carri dell’autunno vecchio, glorioso per vittorie un tempo e ai carri agili adesso, la gara intorno. Nella poesia presa in esame, l’amore ritorna nella vecchia figura di Ibico, è un Ibico anziano che parla dicendo che, nonostante l’età, si è innamorato ma proprio x questo ha paura xkè, sebbene abbia avuto molti amori, sa che è vecchio e stanco. Nella traduzione bella, ma non letterale, di Tripodo troviamo termini nuovi come “fiordaliso” che in quella letterale non ci sono. Allora perché lo inserisce? Il fiordaliso è un fiore, la cui etimologia deriva da un etimo greco, tramite cui Chirone, un centauro, viene curato al piede da un fiordaliso. In un’altra storia, la ninfa Flora piange il suo amato, morto in un campo di fiordaliso. Per cui il fiordaliso è un luogo dell’amore luttuoso ma è anche il luogo dell’amore terapeutico (Chirone); è inoltre un fiore con sfumature azzurre, colore legato all’astrazione, è quello che ci fa vedere le
variazioni del blu, del celeste, del bianco. Nella traduzione letterale “oscure palpebre” ci anticipa che l’amore lo farà soffrire, indica sia che soffrirà ma anche che solo l’amore, in questo caso l’ultimo amore, dà la vita e lo rende ancora giovane per un attimo prima di morire. Però in questo modo non viene detto tutto quello che c’è sotto. Tripodo invece, inserendo fiordaliso, comunica al lettore, che conosce la mitologia greca, che quello è sia il fiore della terapia di Chirone sia della morte dell’amato che muore nel campo di fiordalisi. La parola della poesia è aperta, ha tanti significati e non uno solo: la poesia è una parola senza confini e noi siamo “pesci nel mare” (Dante), siamo nati nel mondo. La traduzione letterale ci impedisce di vedere tutte quelle sfumature che in realtà una parola ha; secondo Joyce, ogni parola è capace di veicolare significati profondi e sa raccontare un inconscio, qualcosa di nascosto, celato, che a primo impatto non vediamo. Quella di Tripodo è la traduzione più vicina al greco xkè la letteratura comparata è un’esperienza di modificazione del senso, è un tentativo di tradurre concetti e non semplicemente parole; qualsiasi tentativo di traduzione significa tradurre una parte di quel testo che, per esser pienamente compreso, deve essere letto nella lingua originaria. Ma conoscere tutte le lingue e i dialetti del mondo è impossibile, se non attraverso l’interpretazione della letteratura comparata, perché ogni lingua tradotta è capace, se tradotta veramente, di fornirci qualcosa di nuovo. Con “fiordaliso” si passa da una traduzione delle parole ad una traduzione della memoria: il fiordaliso è l’unico fiore blu con variazioni celesti o blu scure. Nell’ambito simbolico esso è indice del colore degli occhi ma anche un segno di spensieratezza, d’abbandono ai sensi: Chironte guarisce dalle sue ferite d’amore tramite questo fiore, Flora piange Cyanus morto in un campo di fiori blu. Scegliendo una sola parola, Tripodo ha fornito una miriade di sfumature utili per comprendere a pieno il testo greco. L’amore è rischioso, pericoloso ma è anche la cosa più importante della vita, è un’esperienza potente, indimenticabile. Per i greci, l’unico modo per guarire dall’amore era la mutatio loci (cambiare luogo). Il rischio per l’amore, Ibico lo imputa alla sua vecchiaia perché è anziano ma nonostante l’età, per amore, dovrà rischiare e scendere in campo perché l’amore è l’unica terapia al dolore della vita e della morte: l’amore è rischio e terapia. E tutto questo non lo capiamo con il limitante “oscure palpebre” ma con “ciglia fiordaliso”: ciglia azzurre, blu, celesti, ciglia che sono anche palpebre, occhi che ci permettono di vedere e non vedere ma sono anche Chirone, Flora e tutta la complessità dell’amore. La letteratura comparata ci permette questo: di capire che le lingue sono vive e non stereotipate e che possono insegnarci sempre qualcosa di nuovo. La lingua non è uno strumento ma un fine, ogni volta una parola assume un significato nuovo. Lezione 3. Quasimodo e il greco di Saffo. La letteratura comparata è l’incontro tra lingue e parole ed ogni traduzione è una modificazione del senso; x cui la lett. comparata è tradizione ed innovazione. Prendiamo ora in considerazione Quasimodo, traduttore di numerosi autori greci tra cui la poetessa greca Saffo. Siamo in ambito eolico e lirico nel VI° sec. a. C., la