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Content text Risposte domande frequenti Storia Medievale_ELENA ELENA.pdf

CONCETTO DI MEDIOEVO. IL MEDIOEVO DEGLI STORICI. MEDIOEVI IMMAGINARI La nozione di medioevo è un’invenzione intellettuale moderna successiva al millennio tra il V e il XV sec e costantemente rielaborata, su cui grava un forte pregiudizio negativo che lo identifica come periodo di decadenza: un lungo e tenebroso periodo che separa l’antichità greco-romana dall’epoca moderna ed è considerato come una sospensione della progressione del tempo storico, una sorta di interruzione nella storia culturale d’Europa, diventando lo stereotipo per indicare l’arretratezza, l’incultura, l’illegalità. Negli scritti degli umanisti italiani del XV sec compare il termine di “età di mezzo” per separare l’età classica da quella più recente. Nella seconda metà del XVII Horn pubblicò una storia universale che proponeva una nuova periodizzazione in 3 età: l’evo antico separato da quello più recente (conclusosi con l’invenzione della stampa, scoperte geografiche e rinascita culturale) da uno intermedio e fissò i termini cronologica nel periodo tra la caduta dell’impero d’Occidente nel 476 e di quello d’Oriente nel 1453. Questa periodizzazione è ripresa dalla storiografia tradizione che ha suddiviso l’età medievale in tre periodi:Alto Medioevo (secoli V-IX); Medio o Pieno Medioevo (secoli X-XIII); Tardo Medioevo (secoli XIV-XV). Sottoposta a critica, sono emerse due altre periodizzazioni alternative: da una parte è stato proposto un Medioevo più breve che non si chiuderebbe con la scoperta del Nuovo Mondo, ma verso la metà del XIV secolo, quando si è verificato un mutamento della situazione demografica e sociale dell’Europa. D’altra parte la scuola francese della Nouvelle Histoire ha sostenuto la tesi del “lungo Medioevo” che si protrarrebbe fino al XVIII secolo, quale fine dell’età preindustriale. Nel XVIII sec l’immagine negativa fu sottoposta a revisione nel Romanticismo si diffuse un’immagine positiva del medioevo poiché la nuova sensibilità era attirata dagli aspetti passionali e irrazionali del periodo e dalla diffusione del gusto per i ruderi (castelli e abbazie) come soggetti pittorici. Nel XX sec le ricostruzioni del medioevo furono influenzate dal confronto con altre discipline e nei decenni più recenti l’indagine storica si è concentrata maggiormente su singoli temi (anziché cercare interpretazioni organiche del medioevo) secondo alcuni orientamenti generali come la sottolineatura della natura di grande laboratorio di sintesi tra civiltà diverse. La globalizzazione attuale ha indotto gli storici a superare il punto di vista eurocentrico perciò studiando il medioevo anche nelle connessioni con altri mondi e altre culture. Secondo Pirenne le invasioni barbariche non hanno mutato il sistema economico antico ma accusa l’’espansionismo islamico nel Mediterraneo di aver messo fine alle relazioni commerciali e quindi costringendo l’Occidente a rinvestire nell’economia agraria. Marc Bloch, afferma che l’Europa è sorta quando l’impero romano è crollato. I fatti che hanno contribuito alla configurazione del continente europeo sono stati 3: le invasioni germaniche che hanno incalzato la separazione fra la ParS Occidentis e la Pars Orientis dell’impero; il movimento in avanti dei Berberi nel Magreb e le invasioni islamiche che hanno frantumato l’unità del mondo mediterraneo occidentale; le invasioni scandinave che permisero l’annessione all’area europea del Nord fino alle isole lontane oltreoceano. Secondo Bloch dopo queste invasioni si è formata una civiltà europea che è rimasta immune dalle ulteriori invasioni; verso il 1100, l’Europa è diventata la dominatrice dei mercati del Vicino Oriente e ha imposto la propria egemonia fino all’inizio del XX secolo. Regine Pernoud ha proposto una nuova definizione di medioevo quale “civiltà cristiana romano- germanica” contro la visione oscurantista del perido. Gurević, ritiene sia senza giustificazione la diffamazione ideologica dell’“epoca del dominio della nobiltà e della Chiesa” poiché nel Medioevo sono sorte le nazioni europee, “si sono costituiti gli Stati moderni, le lingue che ancora parliamo e molti dei nostri valori culturali. Secondo Jacques Le Goff, la civiltà medievale fu una “civiltà di eredità”: greco-romana, giudaico-cristiana, barbara. La civiltà medievale non solo non ha separato l’antico dal moderno, ma ha creato qualcosa di nuovo e di originale proprio a partire da una tradizione culturale plurale. La cronologia dell’età medievale, infatti, è scandita da una serie di rinascimenti: il rinascimento carolingio, il rinascimento del X secolo, il rinascimento del XII secolo,il grande Rinascimento. Il Medioevo, secondo Le Goff, ha si è evoluto nella compilazione e nella spiegazione (ESEGESI) dei testi, ha contribuito alla promozione dell’individuo e della persona, ha anche cantato le gioie della lussuria e della gola e ha moralizzato la guerra formulando l’idea di guerra giusta. Secondo Eliade, la cultura europea moderna è la creazione esclusiva di quelle nazioni che hanno avuto un “Medioevo glorioso” (Francia, Germania, Italia, Inghilterra). La specificità del Medioevo risiede, in ciò che esso ha di “sovrastorico, di tradizionale, di universale, nel suo simbolismo e nella sua metafisica”. La categoria di Medioevo, perciò, appartiene esclusivamente alla storia dell’Occidente euromediterraneo e in riferimento ad essa sono sorte due leggende: la “leggenda nera” forgiata dall’Illuminismo, secondo la quale l’età di mezzo sarebbe un’età oscura e barbarica dominata dall’orrore, un lugubre paesaggio storico disseminato di crimini perpetrati in nome della fede. la “leggenda aurea” concepita da romantici che hanno considerato il Medioevo come l’epoca della pura fede religiosa, del puro eroismo, della spontaneità del genio artistico, pur rimanendo un’epoca lugubre della mistica, del demonismo, della magia e del fantastico gotico. Accanto al medioevo ricostruito dagli storici sui documenti, si sono diffuse nella società occidentale altre immagini del medioevo o meglio di medievalismo, promosse dalla produzione di artigianato in stile “medievale”, il revival gotico nella produzione di edifici in Inghilterra, il restauro di Notre-Dame e Saint-Denis secondo un modello architettonico che non era mai esistito in Francia. Ma anche nella narrativa di argomento medievale che sfociò nel genere fantasy di Tolkien, nei romanzi di Scott, Follet, Brown, Eco; nei giochi di carte, videogiochi, nel medievalismo evocativo-popolare legato alle feste in costume e alle rievocazioni storiche, il medievalismo esoterico-occultista della leggenda del Graal e sulla leggenda dei Templari. SPAZIO E TEMPO
Per l’uomo medievale lo spazio e il tempo dovevano essere considerati sul piano dell’eternità e della realizzazione di un disegno divino poiché l’individuo, con l’avvento del Cristianesimo, aveva guadagnato nuova dignità: creato per se stesso quale coronamento della creazione e schiavo di Dio, gli rende servizio per raggiungere la salvezza dell’anima. La stessa concezione di spazio e tempo ha subito trasformazioni significative durante il Medioevo, il passaggio dal tempo “biblico” al tempo dei “mercanti” è avvenuto nel Tardo medioevo con l’emergere dei centri urbani (artigiani e mercanti) che avevano una prassi economica e uno stile di vita differente da quello dei ceti rurali della società feudale. La stessa concezione di tempo cambiò, con l’emergere della civiltà urbana comparvero i primi orologi meccanici sulle torri delle città, a scandire il tempo del lavoro, segnando il passaggio dal “tempo biblico” al “tempo del mercante”. Lo spazio era quindi dominato dalla natura e dal simbolo, sia l’immagine esteriore che il concetto a cui si riferiva, sia il percorso razionale per collegare immagine e concetto. Il mondo visibile rappresentava un microcosmo che era una replica ridotta di un macrocosmo. Il cosmo era un modello duale secondo Sant’Agostino diviso in: Civitas Dei: la città di Dio o Gerusalemme;--Civitas Terrena: la città dell’Anticristo o Sion. La Cattedrale era il simbolo della città di Dio sulla terra e al suo interno vi era costruito un microcosmo perfetto che replicava l’organizzazione del mondo e dell’ordine cosmico. Nel medioevo si distinguono più “tempi”. Il tempo del lavoro era fissato in base al calcolo della quantità di terra lavorata (un appezzamento di terra era ad esempio misurato in Journal e morgen secondo l’area che si poteva lavorare in un giorno. Il tempo profano, della quotidianità, era interrotto da quello festivo: il “tempo sacrale”. Il tempo autentico era il tempo sacro fondato sull’archetipo divino. Il tempo etnico si affermò durante l’età barbarica, era il tempo della stirpe e coincideva con il tempo storico. I giorni erano divisi in ore del giorno (calcolate dallo spuntare del sole al tramonto) e ore della notte (dal tramonto all’alba), più lunghe d’estate e più brevi d’inverno. Il calendario agricolo differiva a seconda del luogo e il tempo agricolo, naturale, non necessitava di una misurazione esatta poiché l’uomo era sottomesso alla natura. Il medioevo ereditò il calendario “giuliano” basato sul ciclo delle stagioni, di 365 giorni suddiviso in 12 mesi. L’inizio dell’anno era, per i cristiani, coincidente con il giorno della Natività, o dell’Incarnazione (25 marzo), o della Circoncisione (1 gennaio) o della Pasqua. La settimana si impose dall’VIII secolo e iniziava la domenica, il giorno di sospensione dell’attività lavorativa sancita come festività dal Concilio di Nicea del 325. Dal IV secolo si costituì il calendario cristiano delle feste e dei riti. All’inizio del VI secolo fu introdotta nella datazione l’uso dell’era cristiana. Anche concezione dello spazio era determinata dal rapporto uomo-natura. L’uomo si confrontava con lo spazio ponendo come misura di tutte le cose il suo corpo (si veda l’adozione di unità di misura come i “passi”, “braccio” “pollice”). RICCHEZZA E LAVORO La civiltà europea medievale era una civiltà del lavoro. Nel Medioevo il lavoro rappresentava una necessità scaturita dal peccato originale, aveva acquistato quella dignità che invece era assente nel mondo antico. L’uomo doveva lavorare per espiare il peccato e produrre elementi di sussistenza. L’uomo medievale è debito al lavoro e alla preghiera, il suo fine è la salvezza dell’anima e la ricchezza ottenuta è solo un mezzo. Il lavoro era considerato dai teologi uno strumento educativo che permetteva all’uomo di esercitare le sue capacità conoscitive, indispensabile per combattere l’ozio, nemico dell’anima. Per il monaco Benedetto l'aspetto economico derivante dall’attività lavorativa si integrava con l'idea che l'attività manuale costituisse un complemento al percorso di crescita religiosa del monaco, di quelle forme di ascesi, di progresso spirituale, che il monaco doveva portare avanti, e per stornare dall’ozio e dalla pigrizia (a differenze della pratica di lavoro manuale in altre comunità orientali da cui i monaci ricavavano un sostentamento per la comunità stessa). L’espressione “ora et labora” applicata al monachesimo benedettino è un’invenzione moderna, che non trova riscontro nel testo originale della regola di San Benedetto perché avrebbe voluto dire mettere sullo stesso piano due attività di piani diversi: la preghiera era di ordine superiore. Sulla considerazione di Dio quale creatore e primo lavoratore, summus artifex, fu elaborata una “teologia del lavoro” ma l’utopia sociale del Medioevo era rappresentata dal sogno di uno stato di felicità in cui non ci sarebbe stato bisogno di lavorare. Nell’Alto Medioevo la produzione non era subordinata all’accumulazione e al profitto ma doveva garantire una degna esistenza a tutto il Corpus Christianum suddiviso in ordini secondo la volontà divina: la ricchezza era un mezzo, garanzia dell’esistenza di ogni membro della società a seconda della sua condizione. L’accumulazione di ricchezza oltremisura era invece considerata un peccato perciò la Chiesa, per garantire una maggiore giustizia distributiva, prescriveva la carità: dato che i poveri erano considerati più vicini a Cristo e in loro la sua immagine traspariva, anche sovrani e signori feudali destinavano ai poveri notevoli risorse e li mantenevano presso le loro corti. La nobiltà feudale usava la ricchezza come “economia del dono”, la sua prodigalità si manifestava in atti di sperpero compiuti in pubblico. L’usura era condannata poiché espressione del male legato alla ricchezza pecuniaria. I rapporti monetario-mercantili si diffusero anche fra i barbari successivamente alla cristianizzazione: si affermo l’istituto del guidrigildo in sostituzione della faida: una somma di denaro poteva risarcire i familiari di un a persona uccisa o mutilata senza che questi ricorressero alla vendetta. FILOSOFIA, MORALE E DIRITTO Nell’analisi del pensiero medievale si possono distinguere diverse fasi, distinte sulla base del tipo di conoscenza che i pensatori del periodo avevano delle tradizioni filosofiche antiche. Una prima fase dal IV - V secolo fino al VIII: in cui il pensiero filosofico si sviluppa
a partire da fonti prevalentemente platoniche; una seconda fase che si apre nel IX secolo quando si ha accesso a un insieme di scritti dello Pseudo Dionigi che danno una versione cristiana del pensiero neoplatonico; e una terza fase che si aprì tra XII e XIII secolo quando grazie a un movimento di traduzioni dal greco e dall'arabo con cui fu possibile recuperare fonti filosofiche e scientifiche antiche e Aristotele (i cui scritti diventeranno il manuale di riferimento per lo studio di molte discipline nelle nascenti università europee. Quando in Europa la tradizione filosofica era prevalentemente platonica gli arabi mantenevano viva la tradizione filosofica aristotelica. In Europa la diffusione del Cristianesimo all'interno dell'Impero romano segnò la fine della filosofia ellenistica e l'inizio della Patristica, dalla quale si svilupperà la filosofia medievale. La Patristica, cioè il pensiero degli antichi padri della Chiesa, rappresentò il primo tentativo di fusione fra la tradizione ebraica e la filosofia greca, di cui costoro cercarono di assimilare il senso del logos. Giustino fu tra i primi a identificare il Cristo incarnato con il logos dei greci. Fino al 200, la patristica si dedicò alla difesa del cristianesimo contro i "padri Apologisti", in seguito cominciarono a sorgere i primi grandi sistemi di filosofia. Nel V secolo la valorizzazione della storia e dell'esistenza portò alla nascita dell'attività monastica istituita da Benedetto da Norcia: accanto alla vita spirituale c'è anche la vita quotidiana, secondo l’idea di un'evoluzione universale a cui ognuno è chiamato a contribuire, che sarà un elemento centrale di tutta la filosofia medievale. Dal V all'VIII secolo vi fu l'ultimo sviluppo della Patristica che lo sviluppo di nuovi pensieri, tra i quali quello di Boezio che categorizzò tre tipi di esseri: gli intellettibili, gli intelligibili e la natura. Gli intellettibili erano gli esseri immateriali, concepibili solo dall'intelletto e senza l'ausilio dei sensi, come Dio, angeli, le anime; gli intelligibili che sono gli intellettibili calati nelle realtà materiali percepite dai sensi pur essendo sempre concepibili dall'intelletto. La natura, oggetto della fisica, studiata da sette discipline che saranno suddivise in trivium e quadrivium. A partire dall'anno Mille nacque la filosofia scolastica, (dall'istituzione delle scholae: un sistema scolastico-educativo diffuso in tutta Europa che garantiva una sostanziale uniformità di insegnamento). Le origini della scolastica si possono rintracciare già in Carlo Magno, il quale, dando avvio alla "rinascita carolingia" aveva fondato ad Aquisgrana intorno al 794 la Schola palatina, per favorire l'istruzione delle genti e la diffusione del sapere servendosi dei monaci benedettini. Gli insegnamenti, concernenti le cosiddette «arti liberali», erano divisi in due rami: ---l'arte del trivio (il complesso delle materie letterarie);-----l'arte del quadrivio (il complesso delle materie scientifiche). DIRITTO Il diritto nel Medioevo era altamente apprezzato: secondo la massima medievale, “un paese è costruito sul diritto e va in rovina per l’assenza del diritto”. Il diritto barbarico basato sulla “consuetudine”, con la concezione di diritto come intendeva la difesa dei diritti personali e di proprietà degli uomini liberi, non fu completamente eliminato dalla Chiesa e dalla prassi feudale. La Chiesa, (Gurevic), era portatrice di una concezione nomocratica (con al centro il “nomos”, la legge) del diritto che risaliva alle bibliche Tavole della Legge date a Mosè sul Sinai e alle epistole di San Paolo. Essa affermava il predominio universale della legge stabilita da Dio da considerando perciò il diritto un’istituzione divina. L’uomo iniziava a dover assumere obblighi giuridici dal momento del battesimo, quale nuova nascita del fedele cristiano. Il diritto si concretizzava nella figura del governante-legislatore, che era l’incarnazione dell’idea di diritto (lex animata) trasmessa da Dio attraverso la Chiesa: alla Chiesa spettava il compito di decidere in quali casi il monarca aveva abusato del proprio potere, stabilendo se era un tiranno o un rex iustus. Con Gregorio VII e Innocenzo III (sostenitori della teocrazia papale), la Chiesa poteva destituire il tiranno e liberare i sudditi dall’obbligo dell’obbedienza. Per i sostenitori della monarchia illimitata invece, il re non era soggetto alla Chiesa poiché era egli stesso incarnazione terrena di Dio e doveva la propria sovranità alla grazia divina. Secondo Isidoro di Siviglia (560-636), il re è colui che agisce secondo giustizia: il sovrano doveva ottenere l’unzione da parte del clero e poteva introdurre nuove leggi con il consenso dei sudditi e se non rispettava il diritto consuetudinario poteva suscitare la rivolta dei Feudatari. La Magna Charta Libertatum (Inghilterra 1215) fu il risultato della rivolta dei baroni e dei cavalieri e limitava il potere del re, riconoscendo anche il diritto di resistenza armata e di legittima insurrezione (bellum iustum) nel caso in cui il sovrano trasgredisse la legge. Nel linguaggio giuridico medievale i ceti sociali erano definiti secondo categorie morali (nel mondo moderno verranno invece definite in termini di determinismo economico) : gli aristocratici erano definiti “migliori”, “degnissimi”, mentre la gente comune era definita “vile”, “plebea”, “peggiore”. Tutte le principali azioni umane (matrimonio, vestizione del cavaliere, ammissione a una corporazione,eredità) erano soggette a un rituale e accompagnate da particolari procedure che rispondevano a immutate forme giuridiche rigidamente stabilite. La società feudale era una società di ceti e l’identità individuale era formalizzata dal ceto di appartenenza sebbene le relazioni sociali fossero interpersonali e non condizionate dal rapporto con le cose e con le merci. La persona, oltre a trovare il proprio compimento nel proprio lavoro, doveva appartenere a una categoria o corporazione che ne difendeva anche i diritti. L’uomo medievale era legato strettamente al proprio gruppo o corporazione e non poteva essere trasformato in un oggetto o in un utensile da lavoro come nel caso degli schiavi dell’antichità. La “coazione corporativa” serviva a definire in modo rigido la personalità dell’abitante della città. Nel diritto medievale la persona aveva una coloritura religiosa, perché incorporava la dottrina dell’uguaglianza di tutti di fronte a Dio; l’ineguaglianza sociale era una conseguenza del peccato originale. Pur affermando la dottrina morale della sofferenza e della rassegnazione, il cristianesimo medievale sviluppò anche una dottrina della libertà (prerogativa divina), e l’affermazione della dignità dell’uomo. l’importanza dell’individuo nella società medievale è stata messa in rilievo da Dante, che ha enunciato il principio del valore interiore della persona.
ORDINE TRIPARTITO DELLA SOCIETA’ MEDIEVALE Il ritratto della società europea tra la fine del X e l’inizio dell’XI era trifunzionale: la dottrina che ripartiva in 3 ordini la società feudale riprendeva gli insegnamenti dei Padri della Chiesa che a loro volta si rifacevano agli insegnamenti di Platone nella Repubblica rispetto all’analogia tra l’ordinamento sociale e la ripartizione dell’anima nelle sue parti egemonica, irascibile e concuscibile. Gli Oratores ai quali spettava il compito di pregare affinché la stabilità e la sicurezza del mondo cristiano fossero mantenute, erano riferibili alla parte nobile dell’anima. Questa casta era composta da monaci e sacerdoti. I Bellatores ai quali spettava il compito di combattere affinché si potesse godere della sicurezza, si trattava dei signori laici che avevano il compito di mantenere l’ordine e la giustizia e si dedicavano a ciò che era conforme all’ideale cavalleresco della nobiltà. La terza categoria era quella dei Laboratores che con il lavoro agricolo dovevano mantenere i due precedenti ordini. In base a questo schema trifunzionale caratteristico della società indoeuropee, il filologo e storico delle mitologie Dumézil ha spiegato la tensione fra funzione sacerdotale e funzione guerriera quale lotta tra imperium e sacerdotium caratteristica dell’epoca di Enrico IV e di Gregorio VII. La dialettica tra le due importanti élite sociali sarebbe una caratteristica peculiare della storia europea dal medioevo fino alla rivoluzione francese, quando i tre ordini furono aboliti. STILI DEL MEDIEVO Il Medioevo è l’era dell’immagine, immagine che x essere accolta nei luoghi di culto doveva essere teologica: il prodotto artistico doveva rispondere alla funzione religiosa. La forma prese sopravvento sulla funzione solo dal XIII secolo. L’affermazione degli stili medievali prese avvio dopo la dissoluzione dello stile antico, dal IV secolo. Fu con l’Editto di Costantino o Editto di tolleranza (313 d.C.) si iniziarono ad edificare le domus episcopalis, le cattedrali urbane, i santuari suburbani, il tipo della basilica cristiana. I principali stili dell’arte medievale sono: – il bizantino – il romanico – il gotico . LO STILE BIZANTINO è una delle fonti orientali dell’arte medievale, quale orientamento artistico prevalente di quel Medioevo greco che trovato la sua massima espressione nell’Impero d’Oriente. Bisanzio-Costantinopoli è il centro di irradiazione culturale e politico del Medioevo greco. affreschi e mosaici bizantini erano anonimi e impersonali. Il primo e unico pittore bizantino passato alla storia con il proprio nome è Teofane il Greco e tra gli architetti sono rimasti noti con il loro nome Antemio e Isidoro costruttori di Santa Sofia. A Bisanzio la questione dell’arte cristiana si pose fin dai tempi di Costantino: si cominciarono a erigere basiliche con un salone rettangolare delimitato da un giro di colonne, con un palco detto bema a un’estremità. La forma della basilica derivava da un tipo d’edificio pubblico usato nel mondo antico romano e doveva avere una spaziosa navata.Le chiese erano decorate con i cicli biblici con sequenze di illustrazioni che dovevano essere veicolo di istruzione per gli analfabeti, le altre immagini osno disposte in ordine gerarchico e il centro della cupola è riservato a Cristo.. L’arte bizantina è soprattutto l’arte dell’icona quale ritratto reale portatore dell’aspetto fisico della divinità e della santità: la rappresentazione di Cristo in forma umana deriva dalla raccomandazione espressa dal Canone 82 del Concilio Quinisesto (692): essa rappresenta solo quelle persone divine e sacre che sono effettivamente apparse sulla terra e Cristo, i santi, gli angeli che si sono manifestati in forma umana, ma non Dio padre e la Trinità.La tecnica della pittura di icone e i materiali adoperati (l’oro dello sfondo e i colori) non sono casuali rispetto al culto. Le porte regali dell’iconostasi sono il confine fra il mondo visibile e il mondo invisibile, il luogo dove si manifesta una pittura sublime. LO STILE ROMANICO comparve alla fine del X secolo e si sviluppò inizialmente in Francia per poi assumere una dimensione europea. è caratterizzato in architettura da forme quadrate e pesanti con largo impiego dell’arco a tutto sesto, di pilastri compositi e delle colte a crociera; lo spazio delle finestre è ridotto: gli interni sono bui al fine di favorire la meditazione e la preghiera. La scultura imita l’arte classica ed era originariamente colorata ed estremamente vigorosa ed espressiva. La pittura romanica era molto inventiva e aveva anche un destinazione didattica: i temi più popolari erano le figure grottesche di bestie e di mostri che avevano un significato religioso. Secondo Bernardo di Chiaravalle, queste figure mostruose distraevano dalla preghiera, perché i monaci preferivano leggere i marmi e non i libri sacri. LO STILE GOTICO l’arte gotica si sviluppò in Francia nel XII secolo e si discostava molto dai modelle classici tanto da essere definita barbara dagli umanisti. I caratteri originali in architettura sono l’utilizzo dell’arco acuto e della volta a costoloni che permette lo slancio verticale degli edifici sacri più elevati di quelli romanici. L’impiego di contrafforti e di archi rampanti diminuisce la funzione portante delle pareti che si aprono in ampie vetrate colorate. Il primo edificio sacro in stile gotico è stata l’abbazia di Saint Denis presso Parigi. L’edificio gotico è adorno di sculture e ha una facciata a tre portali con al fianco due campanili e con un ampio rosone che illumina l’interno. Lo stile gotico è definito fiorito e fiammeggiante; la pittura e la scultura sono eleganti e raffinate ed espressione di sentimenti patetici. L’ultima fase dell’arte gotica va dal XV alla metà del XVI secolo quando in Italia si affermò l’umanesimo e il ritorno ai modelli classici. Nel XIX secolo il romanticismo riscoprì lo stile gotico e si diffuse la moda dell’architettura neogotica. Lo stile Nel XIX secolo la natura del gotico è stata esaltata da John Ruskin che ne ha definito gli “elementi morali”: ---La selvatichezza poiché l’architettura nordica è “rude e selvaggia” e ha un carattere nobile. ----La mutabilità dello spirito gotico nel trasgredire lo stato servile e nel prendere “diletto nella trasgressione stessa e nell’inventare un serie di forme il cui merito non è tanto di essere nuove, quanto di instaurare il principio stesso della novità continua”, ------Il naturalismo del gotico, invece, deriva dall’amore per le cose naturali e dallo sforzo di rappresentarle con “spontaneità, senza il vincolo di leggi artistiche”, ----La propensione al grottesco, che trae piacere non solo dal sublime, ma anche dal gotico e dal fantastico.---La rigidità non è statica ma attiva perché deriva da quella particolare energia che:
“trasforma il movimento in tensione”. Il gotico è la “rude arte dell’accumulo decorativo, di qui il suo ultimo elemento morale: la ridondanza, quale più alto grado dell’immaginazione gotica che rifulge nel traforo associato a decorazioni di animali e di fiori. L’arte gotica può essere suddivisa in due grandi scuole: ---La scuola primitiva è “piena di nobiltà, d’invenzione e di istanze progressive, fa un uso moderato dell’ornamento delle foglie e un uso vasto di quello floreale e di figure”. ----La scuola tarda è, invece, priva di invenzione, decadente e usa molto la decorazione vegetale alla qual subordina la scultura di fiori e di figure”. GRAF Per Arturo Graf il mito ha una radice storica e nasce dalla proiezione di una fantasia interiore nel tempo e nello spazio. Il pensiero fantastico ha 3 direzioni di studio:---le speculazioni fantastiche della cultura e della coscienza medievale tra speranze paradisiache e terrore infernale (mito del paradiso terrestre) ----i sospetti e le diffidenze dell’opinione popolare verso le attrattive del potere; ----la permanenza nel mondo cristiano medievale dei miti del mondo classico riconsiderati alla luce della rivelazione evangelica (credenza nella fatalità) DEMONOLOGIA DI DANTE Dalla demonologia di Dante si desumono due miti e due classi di demoni: il mito della caduta degli angeli ribelli e il mito degli angeli cacciati dal paradiso perché sedotti dalle figlie dell’uomo. I demoni sono biblici (Satana, Belzebù, Lucifero) e mitologici a cui affida i compiti più importanti (ad es Caronte che traghetta le anime, Minerva che giudica le anime, Cerbero e Plutone che stanno di guardia al 3 e 4 girone). Secondo Graf il risalire al mito pagano non è peculiarità della demonologia dantesca ma deriva dalla Chiesa cristiana che convertì le divinità pagane in demoni, ai suoi demoni Dante non attribuisce la deformità che venivano descritte nelle leggende medievali ma rappresenta in essi le visioni orrorifiche dell’inferno dell’immaginario dell’uomo medievale, fondendo l’estetica dell’osceno e quella del grottesco. I demoni di Dante hanno un corpo che cambia a seconda della gerarchia demoniaca, a differenza degli angeli che sono “sostanze separate dalla materia”. Lucifero viene rappresentato come un essere di smisurate grandezza e bruttezza, ha un corpo denso e pesante a (al contrario di Flegias) e ha 3 facce (antitesi e rovescio della Trinità), 6 ali di pipistrello enormi e il corpo peloso. Con i suoi demoni Dante ribadisce la cattiva reputazione affermata dal dogma cristiano. Lucifero, originariamente creato come creatura più nobile, avendo peccato prima di superbia e poi di invidia e avendo indotto Adamo ed Eva e tutto il genere umano alla perdizione, è diventato il nemico di tutti gli uomini. I demoni di Dante sono la raffigurazione dell’eternità della dannazione e rappresentano i vizi capitali che sono irredimili, non possono ravvedersi e ricevere la grazia secondo la tesi di Origene. Le passioni principali dei demoni sono l’ira e la rabbia, sono gelosi del loro regno e non permettono ad altri di accedervi, hanno un intelletto superiore a quello degli umani ma inferiore a quello degli angeli poiché la caduta ha ottenebrato il loro intelletto. Il demonio ha la capacità di invadere la mente della persona e di provocarvi turbamenti, come si vede in Giuda, invasato dallo spirito maligno e sotto la podestà di Satana tanto da arrivare al suicidio. Le sedi dei demoni sono l’inferno e l’aria fino al giorno del Giudizio; dalla sede aerea esercitano la loro opera di tentazione e dannazione, contendendosi con gli angeli le anime dei morti. L’inferno, regno satanico (tratto dai Vangeli e dai Padri della Chiesa) è il regno delle tenebre contrapposto al regno dei cieli. La lotta fra il divino e il diabolico è originaria; la credenza medievale voleva l’uomo accompagnato ella sua vita a destra da un angelo e a sinistra da un demone,. Sebbene nell’inferno dantesco i demoni mostrino il oro volto compiaciuto nell’infliggere i tormenti ai dannati, Lucifero piange e il suo cruccio si placa vedendo le nefandezze della Curia romana. I demoni danteschi hanno anche un aspetto comico e possono suscitare ilarità. LA demonologia di Dante rinvia ai Misteri e alle Sacre Rappresentazioni medievali e la teologia politica del medioevo rappresenta l’antitesi del mondo degli inferi e indica la via per la salvezza. IL RIFIUTO DI CELESTINO V Premessa storica: alla fine del 1200 la Chiesa era attraversata al suo interno da forti contrasti: da un lato gli “spirituali” rigoristi dell’ordine francescano che stigmatizzavano l’alto clero e che chiedevano un ritorno dell’ordine francescano all’originaria purezza mendicante, dall’altro l’alto clero dedito alle ricchezze e alla mondanità. Dopo la morte di Niccolò IV e per due anni il conclave nn era riuscito ad eleggere un nuovo papa perché il collegio era diviso fra filoangioini e antiangioni. Il 5 luglio 1294 il conclave elesse Pietro da Morrone, un eremita abruzzese che aveva fondato nelle Maiella una comunità religiosa ascetica (che aveva profetizzato gravi sciagure perla Chiesa proprio perché non era riuscita ad eleggere un nuovo papa). Pietro da Morrone, eletto con il nome di Celestino V, non aveva però competenze le teologiche politiche e giuridiche necessarie e lasciandosi irretire dai cardinali fedeli a Carlo II d’Angiò, abdicando il 13 dicembre dello stesso anno. Dopo di lui fu nominato Bonifacio VIII che riprendendo il programma di Innocenzo III continuò ad affermare l’egemonia della Chiesa sulle monarchie terrene. Contro l’elezione di Bonifacio VIII si schierarono i Colonna e i francescani spirituali, in particolare Jacopone da Todi, che consideravano la sua elezione irregolare. Per Graf il mito ha una radice storica e nasce dalla proiezione di una fantasia interiore nel tempo e nello spazio. Il pensiero fantastico ha 3 direzioni di studio: ----le speculazioni fantastiche della cultura e della coscienza medievale tra speranze paradisiache e terrore infernale (mito del paradiso terrestre) i sospetti e le diffidenze dell’opinione popolare verso le attrattive del potere; ---la

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